Il Museo Etnoantropologico, valorizza il patrimonio culturale locale, con esposizione permanente di antichi oggetti, manufatti, arnesi di lavoro di uso contadino e quotidiano, donati dal dottore Alfino Zafarana, coadiuvato dalla sorella professoressa Giuseppina Zafarana.
Il museo fa rivivere tutta un’epoca nelle sue varie forme di vita, facendoci tuffare nel passato realizzato attraverso testimonianze autentiche a cui si aggiunge l’interesse suscitato dai pannelli, curati con competenza e maestria dall’architetto Laura Madonia. Accanto alle foto di strumenti di lavoro oggi scomparsi vi sono anche riproduzioni di quadri di un grande pittore siciliano che ha saputo interpretare la vita dei campi, il Giambecchina, poesie di un autore polizzano che si è sempre ispirato alla storia e al passato del suo paese, Gandolfo Curatolo, e riferimenti scientifici, con le citazioni di studiosi della materia, come Pitrè e Antonino Buttitta.

Sono poi del più alto interesse le riproduzioni di documenti rari e di oggetti apparentemente umili che però servono sempre a conoscere uno stile di vita scomparso. I ricordi di guerra, ad esempio, sono rappresentati, anche nei pannelli, da semplici oggetti che tuttavia avevano una specifica funzione, come le maschere antigas, o che rappresentavano, per chi aveva combattuto, cari ricordi, come medaglie, tessere, diplomi, foto e così via.
Altri pannelli riproducono documenti di interesse storico, come la statistica sull’agricoltura e la pastorizia nel territorio di Polizzi, risalente addirittura al 1861, fornito da un altro studioso di storia polizzana, Francesco Saverio Ajosa, e consentono anche questi di ricostruire la storia di un’epoca. Significativi anche i pannelli ispirati all’artigianato, dove vediamo le foto di antiche sartorie polizzane, accompagnate da notizie storiche sulla tesiitura ricavate dal Pitrè, o quello dedicato allo sfoglio, di cui viene fornita la ricetta originale che ormai ha varcato i confini. Mi è capitato di vederlo esposto in una pasticceria vicino Paestum, in una zona altamente turistica, dove lavora un pasticcere polizzano; e l’anno scorso, a Parigi, in occasione della settimana della cucina italiana del mondo, a cui ero stata invitata, ho avuto il piacere di presentarlo ad una cena all’Ambasciata d’Italia, dove è stato grandemente apprezzato.

Alfino e Giuseppina Zafarana sottolineano soprattutto l’aspetto umano di queste testimonianze, che rivelano le fatiche di uomini e donne del passato e concludono con un auspicio: che l’umanità che traspare da questi oggetti possa parlare ai nostri cuori, spronandoci ad essere migliori.
Li ringraziamo anche per questa nobile aspirazione, che certamente darà i suoi risultati.

MUSEOETNOANTROPOLOGICO
POLIZZI GENEROSA
PALAZZO DI CITTA’ SECONDO PIANO

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